Il concetto di “costo opportunità” nel linguaggio degli economisti indica che ogni scelta implica una rinuncia in termini di opportunità che si lasciano andare. Le persone e la vita insegnano che non si può scegliere e avere tutto. La finitezza della natura umana che possiede attenzione, energia, tempo, denaro e fortuna limitati, si scontra col numero infinito di cose che si potrebbe voler fare o che ci si sente in dovere di fare. Quindi il compromesso non è una strada che alcuni scelgono, ma un destino che nessuno può evitare, a volte più o meno doloroso.
Si può scegliere il posto dove andare in vacanza, o di preferire lo stadio al cinema perché si ha l’impressione che il proprio tifo serva alla squadra del cuore. Si può scegliere davanti a un bancone con decine di gusti di gelato. Si sceglie anche di fronte a un ricco menu al ristorante e ugualmente tra le varie proposte cinematografiche. Ma quando si tratta di scegliere un corso di studi, se comprare casa o sposare una persona, tutto diventa più complicato e aperto al rimpianto. Navigare in un mare di scelte è cosa completamente diversa dal selezionarne una. Freud e gli psicanalisti hanno fatto luce su zone della mente di cui non si è consci, che hanno una grande influenza sulle scelte.
Fermarsi e pensare
J. K. Rowling immagina uno scambio tra Albus Silente e Harry Potter con le parole “Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità”. Una questione talmente delicata e importante che c’è chi teme di prendere decisioni. Dalle questioni già piccole a quelle più ingombranti. Si può anche ricorrere a meccanismi quali l’astrologia, i tarocchi o altri mezzi che affidano virtualmente all’azzardo il risultato, o consultare amici e parenti. Al punto di volersi a tutti i costi togliere ogni responsabilità nella scelta, e incolpare gli altri quando le cose non vanno come si vuole. Tra le varie difficoltà c’è poi anche chi non è disposto a comprendere le scelte, che sono del tutto personali.
La paralisi di fronte a una scelta, il posticipo, o il buttarsi senza troppi pensieri, sono possibilità diverse con cui si esprime una difficoltà comune.
Qualche volta potrebbe servire fermarsi e pensare. Potrebbe essere necessario per rispondere in modo saggio a una società che prepara a definirsi in base alle scelte di consumo o brand irrinunciabili. Dove l’economia dello spreco sembra aver contaminato persino i rapporti umani.
Il sovraccarico della scelta
Il fenomeno noto in letteratura come “choice overload”, sovraccarico di scelta, è stato osservato una ventina di anni fa attraverso un singolare esperimento. In un negozio di alimentari si proponeva in un’occasione un’ampia gamma di barattoli di marmellata, di gusti diversi. In un’altra occasione ci si trovava una selezione più ristretta. Mentre il tavolo pieno di proposte attirava più facilmente l’attenzione del cliente, la probabilità di acquisto risultava superiore con opzioni limitate nel numero. Gli esiti di scelte prevedibili e non prevedibili costituiscono un ambito privilegiato della ricerca di mercato e del neuromarketing.
Le euristiche
Esistono delle scorciatoie di pensiero efficienti, ma non sempre accurate, che aiutato a prendere decisioni ogni giorno. Fanno risparmiare risorse cognitive e anche tempo per effettuare la scelta che appare più vantaggiosa. Si definisce euristica dell’ancoraggio la tendenza, quando occorre prendere una decisione, ad affidarsi alla prima informazione offerta, appunto un’ancora. Nel 2010, Steve Jobs al termine della sua presentazione al mondo dell’iPad, comunicando l’intenzione di venderlo a partire da 999 dollari, chiese al pubblico quanto sarebbe stato disposto a spendere per comprarlo. L’imprenditore, individuando un’ancora, ha reso la cifra definitiva, il prezzo di vendita di 499 dollari, chiaramente inferiore rispetto a quello che la maggior parte delle persone avevano stimato di spendere per il dispositivo elettronico. Il pubblico ha così concluso che il prezzo dell’iPad non fosse poi così alto, perché inferiore a quello che era stato stimato, o meglio che Jobs aveva portato a stimare.
Sì e no
La vita è fatta di scelte e con ogni “sì” dato, inevitabilmente si dice “no” ad altre possibilità. Non è facile, ma è ciò che da senso al proprio cammino. Rinunciare può sembrare doloroso ma è anche liberatorio. Lasciando qualcosa alle spalle si crea spazio per ciò che conta davvero. Proprio perché caricare tutto non è possibile, ogni rinuncia sfida ad accettare che non si può avere tutto ma si può scegliere quello che conta davvero. Ogni decisione è un passo importante di un percorso. Guardare le rinunce con rimpianto è un errore molto frequente; bisognerebbe guardarle con gratitudine perché hanno portato sulla strada che si è scelto di percorrere. Dopotutto la vita non è avere tutto, ma fare il meglio con ciò che si sceglie ed è meglio vivere l’incertezza che rimanere in attesa delle circostanze perfette in uno scenario ideale.