Chi sono

Agata D’Aquino

OPERATRICE SHIATSU PROFESSIONALE

Mi chiamo Agata e sono nata nel 1988.
Ho origini siciliane (il mare di Aci) ma vivo a Pisa dal 2015.
Ho studiato lettere e lingue straniere, il linguaggio è una delle mie più grandi passioni.

Le forme in cui si manifesta un’idea, un’emozione, la semplice percezione di un oggetto, mi affascina da sempre. Passo il mio tempo libero a leggere, viaggiare con la fantasia, osservare gli alberi e scrivere. Mi appassiona il modo in cui gli esseri umani comunicano, non solo a parole. In compagnia di amici e parenti, fin dall’infanzia.

Ho sempre usato d’istinto il tatto per scambiare informazioni; informazioni senza la forma precisa che le parole tentano di imporre. Prendere per mano qualcuno, accarezzarne i capelli, sciogliere la tensione sulle sue spalle erano per me forme irriflesse di terapia, una cura per l’anima anche quando non c’era niente da dire, o troppo da tacere.

Il mio percorso di studio dello shiatsu è iniziato durante e grazie quel grande “blocco” che il periodo COVID ha rappresentato per moltissime persone. Ho fatto molti mestieri: ho insegnato nelle scuole e ho lavorato nella ristorazione, ho vissuto e viaggiato fino all’altra parte del mondo, finché è arrivato il momento di fermarsi, e guardare.

Guardarsi dentro e osservare l’esterno sono due azioni molto più simili di quanto possa sembrare. Vuol dire avere pazienza, vuol dire stare davanti alla paura, vuol dire imparare ad accettare la sofferenza. Vuol dire sapere di poter rinascere ogni giorno, ogni minuto, ogni adesso.

Quando ho iniziato a praticare shiatsu ne conoscevo appena il nome. Mi ero completamente bloccata a causa di una forte contrattura alla schiena, e da qualche parte dentro di me si è attivato come un pilota automatico che mi ha fatto comporre il numero di telefono di un’anziana signora.

Non so perché quella volta non andai in farmacia o da chiunque altro, però quel giorno aprii la porta di un mondo che desideravo esplorare da tempo.

Decisi di studiare lo shiatsu e le basi della medicina tradizionale cinese, una via lunghissima che tutt’ora percorro. Il tocco come antichissimo veicolo di informazione tornò a risvegliarsi e divenne sempre più consapevole, orientato.
In una parola, presente.

C’è una storia a cui sono particolarmente affezionata e che collego intimamente al mio lavoro.
La mitologia norrena racconta che Sigfrido, eroe coraggiosissimo, dopo essersi immerso nel sangue del drago Fafnir, divenne invincibile. Il sangue aveva ricoperto tutto il suo corpo eccetto una piccola zona tra le due scapole, poiché una foglia di tiglio si era staccata dall’albero e si era posata sulla pelle della sua schiena, rendendolo così -anche soltanto minimamente- vulnerabile.

Questo racconto è diventato simbolo della sensibilità irriducibile di ogni essere umano, per quanto “corazzato” appaia o si dichiari. Non a caso la parte di schiena racchiusa tra le scapole è quell’unica parte di corpo che comunemente non si riesce a raggiungere da soli. Quel diamante che possiamo toccare solo attraverso il contatto di un’altra persona.

Quando vogliamo consolare qualcuno senza bisogno di parlare, è lì che poggiamo la nostra mano. È un gesto che vuol dire “Sono qui con te, non sei solo. Puoi permetterti anche la debolezza”. C’è una piccola parte di noi che possiamo conoscere solo se accettiamo la presenza, l’amore, la dedizione degli altri esseri umani.

È per questo che pratico lo shiatsu.

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