Trattamento decontratturante

“Le dita degli operatori shiatsu non sono più sensibili di quelle degli altri ma, grazie al cervello primitivo, hanno una capacità di lettura dai risvolti quasi antropologici. Il terapeuta, pur non riuscendo a vedere dentro il corpo, tramite la pressione con le mani riesce a leggerne la reazione.”

(Mº Shizuto Masunaga)

Vi siete mai bloccati per una contrattura? Il dolore è spesso tanto acuto, oppure talmente costante, da diventare invalidante. Da un blocco nel movimento deriva ben presto un blocco della vita stessa. Un fastidio che invade i pensieri, attorciglia l’umore, ci fa vivere male anche le esperienze più piacevoli.
Al di là del “cosa fare” per riprendere le nostre attività, quello che ci viene insegnato da approcci “integrati” come quello shiatsu è andare alle cause profonde.

Un significato è sempre sotteso a un blocco energetico (e quindi poi fisico, mentale o emozionale).
C’è sempre un motivo per cui ci si blocca, e questo motivo non è mai dove si presenta il sintomo, ovvero in superficie.

Potrebbe sembrare un’ovvietà, ma c’è bisogno di ricordarlo: il benessere globale di una persona che si trova in una condizione di dolore fisico è compromesso. In generale, possiamo notare che più una persona soffre dei propri disturbi, più la componente emotiva è pronunciata; pertanto, lo stato d’animo di chi avverte il bisogno di un trattamento decontratturante sarà il primo piano di osservazione per me che opero il trattamento.

Partire dal sintomo

Partire dal sintomo è un inizio spesso inaggirabile, ma resta sempre solo l’inizio del viaggio, proprio perché il tangibile ci fa da lanterna per esplorare gli strati di esperienza più sottili.
Come scriveva Jodorowsky il corpo (il visibile) è palcoscenico dove si manifesta l’invisibile.

Partire dalla contrattura può costituire un ottimo spunto per l’esplorazione del (o meglio, dei) perché ci siamo irrigiditi, se si tratta di un irrigidimento recente o sepolto, ed eventualmente se abbiamo mascherato il blocco con pratiche dis-funzonali (postura, alimentazione, respiro…).

Un trattamento che punta alla decontratturazione, che utilizza una combinazione personalizzata di tecniche (pressioni specifiche, moxibustione, applicazione del taping elastico ®) aiuta una persona che si trova in un momento o periodo di blocco ad accettarne il senso proprio a partire dal dolore, dal fastidio e dall’impedimento che esso provoca.

“Coloro che si limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come persone che si immaginano di poter mandare via l’inverno spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che causa l’inverno, ma l’inverno che causa la neve.”

(Paracelso)

Una spia sul cruscotto ci indica che la benzina è in esaurimento, e serve a ben poco coprirla, o svitare la lucetta per non essere distratti dal suo lampeggiare. Può servire solo momentaneamente, e in modo superficiale, ma non ci permetterà di continuare il viaggio. Decidere di fermarsi e fare rifornimento (di “carburante” energetico, emotivo, mentale, fisico…) è l’azione profonda che il nostro organismo richiede, ma ognuno di noi lo scopre tramite un percorso assolutamente originale.

Consapevolizzare i nodi, scoglie la tensione, perché l’attenzione si sposta piano piano da ciò che emerge all’attenzione a ciò che ci manca. Iniziando a sentire meno dolore fin da subito, la qualità della vita migliora. La visione si fa più chiara: osservando, cambiamo la nostra percezione, e la realtà stessa cambia. È tutta questione di segnali che immettiamo nel nostro organismo come veri e propri input.

Cresciuti nel mito della produttività, siamo spinti inevitabilmente a cercare soluzioni per problemi fisici, psicologici ed emotivi, ma se iniziamo un percorso di consapevolezza il paradigma si capovolge, e il problema diventa risorsa.

Quindi… iniziamo?

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